Nel luglio 2003 fu introdotta una novità che fece anche discutere: la patente a punti. In molti ironizzarono su questa misura, ma in realtà ad analizzare i dati di questi primi dieci anni di attuazione della patente a punti, i benefici sono stati davvero tanti. Il sistema è piuttosto semplice: ogni patente viene fornita di 20 punti. Ad ogni infrazione, in base alla gravità della stessa, l’utente vedrà sottratto un numero di punti. Per i più virtuosi invece, la possibilità di guadagnare due punti ogni due anni, se in questo lasso di tempo, non vengono commesse infrazioni. L’ASAPS, l’Associazione Sostenitori della Polizia Stradale, ha infatti prodotto una serie di dati molto interessanti a tal proposito: i dati sono compresi nel periodo luglio 2003 – dicembre 2012, mostrano una netta flessione degli incidenti. Infatti siamo passati dai 265.402 incidenti, con 6.980 morti e 378.492 feriti, del 2002 ai dati attuali: 205.638 incidenti con 3.860 vittime e 292.019 feriti del 2012. A livello pratico, gli italiani hanno visto la decurtazione di 85.604.482 punti, per una media di 2,275 punti decurtati per ognuna delle 37.634.404 patenti penalizzate. Ad essere più colpiti, sono stati i giovani: gli under 20 infatti sono la categoria più indisciplinata. E dire che per i neo patentati, i primi tre anni di patente costituiscono una aggravante in caso di infrazione: infatti per i primi tre anni di patente, le infrazioni valgono il doppio. I più virtuosi sono gli ultrasettantenni, mentre nella disputa fra uomini e donne, sono proprio le donne a spuntarle, con meno infrazioni degli uomini.