Sono stati approvati da poco gli incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni di CO2, ma fanno già discutere. Infatti tutte le associazioni legate al mondo dell’auto sono contrarie a questo tipo di incentivi. A partire dalla cifra messa in campo dal Governo, ossia 70 milioni di euro, cifra tagliata più volte nel corso dei vari passaggi che hanno visto questa norma transitare dalla Camera al Senato, la norma non soddisfa le associazioni di categoria. Il perchè è presto detto: solo 30% degli incentivi è destinato ai privati, anche in mancanza della consegna di un veicolo per la rottamazione. Il restante 70%, come si legge nella legge, “è riservato alla sostituzione di veicoli pubblici o privati destinati all’uso di terzi, oppure alla sostituzione dei veicoli utilizzati nell’esercizio di imprese, arti e professioni, e destinati ad essere utilizzati esclusivamente come beni strumentali nell’attività propria dell’impresa”. Come spiega Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, le norme non sembrano essere state accolte favorevolmente dall’Unrae, l’associazione che rappresenta i costruttori esteri. “C’è perplessità e meraviglia nel nostro settore, non per l’approvazione del Decreto Sviluppo, sia chiaro, ma per le norme in esso contenute che riguardano l’auto. L’Anfia, l’associazione che rappresenta la filiera dell’industria automobilistica, l’Unrae, che rappresenta i costruttori esteri, e Federauto, pur essendo a favore di misure volte a svecchiare il circolante, sono state unanimi nel condannare pubblicamente questo provvedimento ritenuto dannoso, insufficiente e controproducente”. Il perchè lo conferma l’Anfia. “Gli incentivi, coinvolgeranno gli acquirenti di veicoli per uso terzi o come beni strumentali in misura del 70%, per i veicoli con emissioni di CO2 fino a 95 g/km, e in misura del 100% per i veicoli con emissioni di CO2 tra 96 e 120 g/km, dunque non ci saranno effetti significativi sulle vendite di vetture ai privati”, spiega Roberto Valvassori, presidente di Anfia.